Poesia di Padre Giusto, scritta nel 1951 in occasione della festa di inaugurazione del nuovo capitello.
La poesia è semplice, sembra scritta per un bambino; ma riassume molto dei sentimenti e della vita dei tempi in cui fu scritta.
Non senti l’allegria
di laboriosa vita
serena e pia?
Sono voci argentine,
sono voci sonore
portate dal vento
con trilli d’uccello
e stormir di fronde.
Quel luogo beato
di poesia e d’incanto,
ridente di prati,
tra siepi e fossati,
vigneti ed alberi,
col suo capitel
alla Vergine del Rosario,
da anni inalzato
per pio testamento
d’un pio antenato,
é il piccolo borgo
Santurbi chiamato.
I due paeselli
Maerne e Salzano
gli danno la mano,
ma é stretto in seno
al bel Robegano
ch’ha il tempio mariano
e bronzee campane
di suono arcano. I molti viottoli
che portano alla Chiesa,
a guisa di nastri
serpeggiano campi |
di solchi segnati
e prati verdeggianti;
e strisciano lungo
filari di viti
e rive de’ fossi
d’onari ben fitti.
Scabrose e durette
quelle stradette !
Se in certe stagion
passar vorresti,
lasciano alle scarpe,
se ai piedi le metti,
colori spiacenti.
Ma tema non hanno
i forti Santurbi
ché fede e coraggio
dai nonni ai padri,
dai giovani figli
ai tardi nepoti
ritengon per sempre
in dolce retaggio.
Nell’ardua vita
fidenti e costanti
con opre e canti
servite il Signore:
sicuri che un dì
nel ciel con i santi
e i buoni antenati
pur voi sarete
per sempre beati!
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